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Vendemmia 2019 primo profilo: un inizio stagione capriccioso, che sta volgendo ora al meglio

NEI VIGNETI - Il periodo di fine di giugno, in continuità con luglio, ha segnato un recupero formidabile sui tempi di maturazione un po’ su tutte le uve e se l’andamento climatico proseguirà così anche ad agosto ci attendiamo una vendemmia non precocissima, ma sicuramente anticipata, come negli ultimi anni ci siamo abituati a vedere.

Per quanto riguarda la qualità è ancora presto per parlarne, tuttavia ad oggi le premesse sono ottimistiche. La quantità è mediamente simile al 2018 con alcune punte d’aumento. Le piogge primaverili hanno richiesto molta attenzione per centrare i tempi di esecuzione dei trattamenti, ma chi ha seguito i bollettini fitosanitari diramati dal team dei tecnici Coldiretti vanta una situazione di normalità. Per la peronospora è risultato fondamentale, visto il susseguirsi di temporali, prevedere con anticipo le precipitazioni e intervenire preventivamente con i trattamenti. Per quanto concerne altre malattie, anche in questo caso la situazione è tendenzialmente sotto controllo, con qualche caso di attacco di oidio nelle posizioni storicamente critiche, e talvolta botrite, più in fondovalle e dove i grappoli risultano particolarmente serrati.  Le larve delle nottue hanno fatto il loro “lavoro”, accecando gemme che poi non hanno dato frutto. Qualche danno da ustione solare si è rilevato nel periodo torrido tra fine giugno e il mese di luglio. Anche la grandine, fino ad ora, non si è vista eccetto qualche chicco caduto in territorio lamorrese, ma senza danni oggettivi. 

Da questo profilo d’annata i tecnici si attendono, pur azzardando previsioni a distanza dalla raccolta, in termini qualitativi grandi soddisfazioni perché l’integrità e l’evoluzione verso la maturazione degli acini è tangibile e induce al ragionato ottimismo, sempreché le condizioni climatiche non volgano allo sfavorevole con troppe piogge nell’ultima fase vegetativa. Relativamente alla quantità l’attesa è per una carica normale, simile all’anno scorso con casi di leggera riduzione: -3/5%, specialmente alle altitudini più marcate e invece diffuse situazioni di aumento, anche nell’ordine del +5/10% per le varietà dolcetto e barbera.

IL MERCATO - Sono in leggera ripresa i consumi interni rispetto lo stesso periodo dell’anno scorso, grazie soprattutto agli spumanti. Il nostro territorio per queste tipologie può offrire al consumatore molto: partendo dall’Asti /Moscato d’Asti, spumanti dolci con basso grado alcolico, ideali per la stagione estiva attuale, alla versione secca introdotta nelle ultime due vendemmie, ai prodotti di gamma come Alta Langa e numerose interpretazioni fuori dalle DO di spumanti aziendali. Si diffondono gli spumanti fermentati secondo il metodo classico in bottiglia, come anche quelli “metodo Martinotti” (fermentati in autoclave). Ce n’è dunque per ogni gusto e portafoglio. Meno brillante appare invece il mercato dei tradizionali vini rossi con i listini in sofferenza.  Sul fronte internazionale, l’export invece inverte la tendenza rispetto l’anno scorso. Abbiamo assistito sempre ad una crescita complessiva, ma stavolta più riferita ai volumi che ai valori. Complice una vendemmia 2018 più abbondante per quasi un terzo dell’avaro 2017. I dati Istat nazionali ci indicano rispettivamente per i primi tre mesi del 2019 un più 8% (volumi) e un più 3,8 % (valore).  Si auspica che nei restanti mesi la performance possa migliorare onde valorizzare meglio il prodotto e chiudere positivamente il bilancio finale. Ultimo sguardo ancora alle tendenze del consumatore che è sempre più attento e preparato e sceglie consapevolmente. Sono in crescita le vendite del vino “bio” con i vigneti ad esso dedicati che in Italia sono triplicati in 10 anni, ma il consumatore vede con sempre maggior interesse i vini ottenuti con protocolli che mirano sostenibile, al “green”, con le attenzioni alla natura, al paesaggio, al buon vivere in generale e non solo alla certificazione biologica formale. Ci saranno in futuro – dicono gli esperti- sempre meno differenze di appeal tra vino biologico certificato e protocolli sostenibili/ naturali. La qualità del vino, intanto, da organolettica passa a nuovi valori e si fa “globale”.  

LA RISORSA ENOTURISMO - Altro fenomeno degno di nota è l’enoturismo, anch’esso, come l’export e il sostenibile in progressiva crescita. Se l’export italiano nel 2018 ha fruttato 6,2 miliardi l’enoturismo fattura 2,5 miliardi direttamente (senza contare i settori coinvolti) e muove 14 milioni di persone. Va quindi salutato con favore il recente Decreto 12 marzo 2019 che stabilisce le linee guida dell’enoturismo, inquadrandole come attività agricole connesse. Sono ora attese le conseguenti norme operative regionali, auspicando che siano non burocratiche e volte alla crescita delle attività e delle opportunità. Interessante sotto questo aspetto l’articolo 1 del Decreto che contempla tra le varie attività la “vendemmia didattica”. Chissà se la vendemmia tornerà di nuovo un momento anche di partecipazione e condivisione di esperienze, senza timore di essere fuorilegge se lasciamo che i nostri ospiti dopo aver visitato la cantina provano a staccare qualche grappolo.  Il consumatore è come si vede alla ricerca di valori anche al di fuori del prodotto, in base alle sue scelte di vita e come si diceva sopra, con inclinazioni verso l’ambiente, l’attenzione per la salute e la ricerca di luoghi belli e vivibili.  Non di rado le scelte per un prodotto o un altro premiano sempre di più anche questi nuovi elementi. Abbiamo noi la fortuna di produrre vini nelle colline dell’UNESCO e in una cornice di paesaggi, di storia e cultura dove anche le pietre hanno qualcosa da raccontare; non facciamoci quindi sfuggire l’occasione di sfruttare appieno questi plus valori.  

LE UVE E I PREZZI – Continuando a parlare di valori, in conclusione, arriviamo ai prezzi delle uve, che alimentano attenzioni e discussioni insieme a tensioni, durante il periodo vendemmiale. Coldiretti ritiene che sia utile a tutta la filiera promuovere la contrattazione dei prezzi prima e durante la vendemmia, anziché attendere la futura indicazione di medie, per così dire, “ufficiali”. Diverso è per le cantine cooperative che invece saldano i soci sulla base dell’esito più o meno performante delle operazioni interne e quindi del risultato di bilancio. E’ dunque importante considerare il valore di ogni singola partita di uva prima del carico, piuttosto che fare poi riferimento a listini postumi che per loro natura dovranno appiattire tutto con l’indicazione di minimo – massimo e quindi indicono a cercare una media. Occorre mantenere i delicati equilibri che si sono originati negli ultimi anni tra il viticoltore e il trasformatore, che hanno giustamente centrato l'attenzione e i reciproci interessi sulla qualità, la sola leva che può rendere competitiva la difficile viticoltura di collina e potrà garantirle un futuro. Coldiretti invita di conseguenza i propri associati a vendere le uve a prezzo certo, contrattandolo all’atto del carico, senza accettare contratti che prevedono un saldo da definirsi in base alla “media”, che sarà indicata a fine campagna.  

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